Thomas Sankara, il leader che ha sfidato le potenze mondiali

Thomas Sankara è stato un militare, politico e leader rivoluzionario del Burkina Faso, uno Stato indipendente dell’Africa occidentale. È nato a Yako il 21 dicembre 1949 ed è morto assassinato il 15 ottobre 1987 nella capitale Ouagadougou.
Sankara pensava che l’esercizio della politica fosse un servizio e che avesse senso solo se lavorava per la felicità dei popoli, e non un mezzo per assicurarsi un potere o un arricchimento personale. Sankara non lottava solo per la sua nazione, ma per tutto il mondo, perché diventasse più giusto e più umano.

Nel 1983 è diventato presidente all’età di 34 anni. L’anno successivo ha cambiato il nome del suo paese in Burkina Faso, che significa “la patria degli uomini integri”. Burkina Faso ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1960 chiamandosi fino al 1984 Alta Volta. Alta Volta deriva dal nome dell’omonimo fiume il cui corso superiore attraversa il Paese. Quando è stato chiesto a Sankara in un’intervista perché ha voluto cambiare il nome dell’Alta Volta, egli ha risposto:
Semplicemente perché quel nome, Alta Volta, non ha mai significato niente per nessuno, specialmente per noi burkinabé. L’unica cosa che quel nome ci ricordava era il nostro passato da colonia. Invece Burkina Faso appartiene alle nostre tradizioni e ha un significato preciso nella nostra lingua: la patria degli uomini integri.

Thomas Sankara è conosciuto per essersi schierato con le fasce più deboli, per aver predicato le virtù dell’economia locale, per aver messo in moto l’autosufficienza alimentare e la produzione tessile, per aver tolto numerosi privilegi a politici e militari, per aver finanziato un ampio sistema di riforme sociali incentrato sulla costruzione di scuole, ospedali e case per la popolazione estremamente povera, e per aver lottato per i diritti delle donne. Inoltre è noto anche per il suo memorabile discorso tenuto nella capitale etiope Addis Abeba il 29 luglio 1987 all’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) contro l’imperialismo e il neocolonialismo.

Il rifiuto di Sankara di rimborsare il debito estero

In occasione della riunione dell’OUA, il giovane rivoluzionario ha spiegato il motivo per cui si opponeva al rimborso del debito estero da parte degli stati africani:

Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che ci hanno prestato denaro, sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri Stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa con i finanziatori internazionali che erano i loro fratelli e cugini. Noi non c’entravamo niente con questo debito. Quindi non possiamo pagarlo.
Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici anzi dovremmo invece dire «assassini tecnici». Sono loro che ci hanno proposto dei canali di finanziamento, dei «finanziatori». Un termine che si impiega ogni giorno come se ci fossero degli uomini che solo «prestando» possono creare lo sviluppo degli altri. Questi finanziatori ci sono stati consigliati, raccomandati. Ci hanno presentato dei dossier e dei movimenti finanziari allettanti. Noi ci siamo indebitati per cinquant’anni, sessant’anni anni e più. Cioè siamo stati portati a compromettere i nostri popoli per cinquant’anni e più.

Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso.

Il suo rifiuto di rimborsare il debito estero, insieme al tentativo di rendere il Burkina Faso autosufficiente e libero da importazioni forzate, ha attirato le antipatie delle grandi potenze mondiali. Questa situazione è sfociata nel colpo di Stato del 15 ottobre 1987, giorno in cui, con il sostegno soprattutto di Francia e Stati Uniti d’America, il giovane Sankara è stato assassinato assieme ad altri dodici ufficiali e membri del governo, dall’ex compagno d’arme, Blaise Compaoré. A seguito di ciò, Compaoré è diventato il nuovo presidente del Burkina Faso.

Eventi dopo l’omicidio di Sankara

Thomas Sankara era sempre stato consapevole di rischiare la propria vita per gli ideali in cui credeva, infatti affermava: È possibile che a causa degli interessi che minaccio, a causa di quelli che certi ambienti chiamano il mio cattivo esempio, con l’aiuto di altri dirigenti pronti a vendersi la rivoluzione, potrei essere ammazzato da un momento all’altro. Ma i semi che abbiamo seminato in Burkina e nel mondo sono qui. Nessuno potrà mai estirparli. Germoglieranno e daranno frutti. Se mi ammazzano arriveranno migliaia di nuovi Sankara!

Al momento della morte, gli unici beni in suo possesso erano un piccolo conto in banca di circa 150 dollari, una chitarra, una bicicletta e la casa in cui era cresciuto. Ha rinunciato a qualunque beneficio personale come Presidente del Burkina Faso.

Blaise Compaoré ha fatto di tutto per cancellare la memoria di Sankara, distruggendo la sua tomba, evitando di menzionarlo, cancellandolo dagli archivi storici e proclamando festa nazionale il 15 ottobre per distrarre la popolazione, ma non ci è riuscito.                   Il 31 ottobre 2014, un’incontenibile rivolta popolare ha costretto Compaorè a rinunciare alla propria carica ed a fuggire in Costa d’Avorio. Manifesti e cartelli inneggianti a Sankara si sono diffusi ovunque, diventando il simbolo della nuova rivoluzione. Il 4 dicembre 2014, il tribunale militare burkinabé ha emesso un mandato di cattura internazionale nei confronti di Compaoré, accusandolo dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere di Sankara. Nell’aprile 2016 la Corte di Cassazione di Ouagadougou ha ritirato il mandato di cattura generando malcontento tra la popolazione, facendole capire che, nonostante Comparoé non fosse più al potere, era ancora protetto da interessi internazionali.

Ancora oggi, Thomas Sankara è considerato un eroe, un simbolo di intelligenza, lealtà, umiltà e di grande onestà non solamente in Burkina Faso, ma anche in tutto il continente africano.

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