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L’Armée Rouge – Film (2020) – MYmovies.it
L’Armée Rouge al Festival dei Popoli
L’armée Rouge di Luca Ciriello ci catapulta in una Napoli segreta, in cui si cela una comunità ivoriana che porta avanti tramite la figura di Birco Clinton e della sua Armata Rossa la cultura del coupé décalé, assieme a tutto il corredo di pratiche e vocaboli propri a questo genere. Il coupé décalé è un sogno edonistico, un état d’esprit ed in seguito un genere musicale nato nelle discoteche ivoriane di Parigi e popolarizzato dal leggendario Douk Saga e dalla “Jet Set” nei primi anni 2000.
Il Coupé Décalé
Chi affermava che il coupé décalé avrebbe presto esaurito la sua fama, non aveva messo in conto che Birco soprannominato Le Barouba, avrebbe portato con sé questo movimento e creato la sua “Jet Set” partenopea. Nel documentario seguiamo Birco nell’organizzazione della festa di Natale, momento di sua personale celebrazione (Dédicace) ma anche momento che riesce a riunire tutti i membri della diaspora e a farli viaggiare nel chiuso di una discoteca, trasportati dalla musica, nella loro terra natale e ad alleviare per una sera le difficoltà dell’esilio. Birco è uno di quei giovani che hanno fatto del coupé décalé e dei suoi slogan (C’est le travail qui paye, L’ennemi de l’homme c’est l’homme) uno stile di vita.
La subcultura ivoriana del Coupé Décalé
L’armée rouge è intrigante e provocatoria proprio perché ci permette di gettare lo sguardo in questa subcultura ivoriana e anche perché si distacca dalla solita pietosa narrazione sui migranti e dalle derive di quello che Chimamanda Ngozi Adichie chiama il “pericolo della storia unica”. Birco prima di essere un migrante, un extracomunitario, è semplicemente un ragazzo che ha dei sogni.

Approfondiamo la genesi del film dando voce a Idrissa Kone (Birco) e a Luca Ciriello.
Come vi siete incontrati?
K: Cercavo qualcuno che potesse girare un video promozionale per la mia festa di compleanno e mi sono imbattuto nella pagina di Luca. Ci siamo incontrati e il video che ha realizzato mi è piaciuto davvero tanto. E da lì siamo diventati amici.
E poi com’è nata l’idea del film sul Coupé Décalé?
K: Ho un gruppo ed un brand, appunto L’Armée Rouge, con cui organizzo numerose feste nel territorio napoletano. Luca ha partecipato ad alcune feste e gli è davvero piaciuta l’atmosfera; così mi ha proposto di realizzare un documentario su l’Armée Rouge e abbiamo deciso che sarebbe stato incentrato sui preparativi della festa di Natale.
C: Mentre montavo il video per il compleanno di Birco, ho capito che si trattava di un personaggio interessante. Sono rimasto impressionato dalla sua estrema caparbietà e dalla passione che mette in tutto quello che fa. Birco è capace di convincere gli stuzzicadenti a ballare! Come documentarista voglio raccontare vite, emozioni…e per farlo bisogna trovare personaggi che funzionino al di là di quello che succede nel film. Le giornate di ripresa sono difficili da quantificare poiché in realtà ho filmato altre feste, altri momenti, che non sono entrati nel film ma che comunque hanno influenzato in una certa maniera il girato. Mi sono trasferito anche qualche mese nel Vasto, per poter penetrare meglio quella realtà.
Hai mai avuto paura che il film Armée Rouge non venisse compreso da un pubblico italiano, privo di riferimenti culturali, per poter interpretare la storia che racconti?
C: Fare cinema è un atto di apertura verso l’umanità, di conoscenza. Se c’è razzismo è anche perchè la gente ignora. Nella realtà italiana, l’immaginario del racconto di persone nere subsahariane è sempre legato a sofferenza, viaggi in mare e sfruttamento. Birco si è trasferito a Napoli ed ha creato l’Armée Rouge. Per me l’importante è stato raccontare questa storia forte, sapendo che gli italiani non sono tanto preparati. Più volte mi è stato suggerito di aggiungere all’interno del film cenni sulla politica, sul permesso di soggiorno… ovviamente sono tutte narrazioni giuste, però bisogna scardinare questo tipo di narrazione, anche in modo provocatorio e con tutti i rischi che questo comporta. Forse il pubblico non lo capirà. Ma comunque sarà stato fatto un passo avanti.
Allo stesso tempo non credi che l’Armée Rouge metta in risalto lo stereotipo degli africani che fanno solo festa e basta?
C: Chi guarda e chi giudica il film solo con un parametro è chi non si incuriosisce. Per me il film deve emozionare e deve incuriosire. È un film in cui si parla molto di soldi e se viene solo guardato attraverso il paradigma del do ut des, è disorientante.
Che cosa rappresenta per te il coupé décalé?
K:Il coupé décalé è uno stile di vita, un modo di pensare e di agire. I giovani che fanno parte della cultura del coupé décalé sono tutti ragazzi ambiziosi e creativi. Dobbiamo continuamente creare situazioni e reinventarci nonostante le dure prove che ci riserva la vita. Il coupé décalé attraverso le sue canzoni ci infonde coraggio e voglia di riuscire in tutto quello che intraprendiamo.
Qual è l’origine e il significato del tuo soprannome “Le Barouba”?
K: “Le Barouba” è un ricchissimo uomo d’affari maliano e mi sono dato il suo nome per attrarre la ricchezza su di me e diventare potente ed influente come lui. I nomi hanno un influsso sulle persone, quindi perché non scegliersi un nome che ci ricordi e che ci avvicini a quello che desideriamo?
Avete intenzione di lanciare l’Armée Rouge anche nelle sale ivoriane?
K: Ci piacerebbe molto mostrare in Costa D’Avorio le realtà che vivono gli Ivoriani all’estero. In fin dei conti si tratta della storia della mia vita. Quando il film è stato girato vivevo nei container di amianto nella periferia di Napoli, mentre ora ho una casa tutta mia, mi sono sposato con Khadi e ho avuto un bambino. Col duro lavoro tutto è possibile!”
C: Inoltre quando ci sarà la possibilità, ci piacerebbe organizzare anche delle proiezioni tra le varie comunità ivoriane presenti sul territorio.

Il film sarà disponibile online da giovedì 19 novembre a giovedì 26 novembre
https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/larmee-rouge/
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